Ginevra Bellesi | Fotografia | 90 - 160 - 210 euro
Ginevra Bellesi, giovane fotografa e videomaker, appassionata di questa arte visiva fin da subito sfogliando i libri di fotografia nella Galleria di famiglia “Papier” di Ancona.
Dopo gli studi e varie esperienze all’estero viene presa alla scuola Bauer di Milano dove scopre la fotografia in tutte le sue forme, dimensioni e colori. Oggi è diventata la sua professione. Ama viaggiare, sperimentare e perchè no, rischiare. I suoi soggetti preferiti sono le persone con le loro storie, conoscerle, capirle e poi diventare una di loro. Molte volte prende la macchina e va a scoprire posti nuovi che siano lontani o dietro l'angolo.
Di seguito l'intervista di Beatrice Gaspari a Ginevra Bellesi
Quando scatti?
Di solito quando esco porto sempre la macchina fotografica con me. È proprio quando meno me lo aspetto che mi sembra riesca la fotografia buona, quella decisamente migliore delle altre, magari più pensate.
C’è una progettazione alla base dei tuoi scatti?
In qualche modo, sì. Prendiamo la fotografia con le due figure maschili, il muretto e l’arco: l’ho scattata ad Ancona. Ero in un vicolo, mio padre stava camminando davanti a me. Ad un certo punto ho notato sullo sfondo un uomo che passava. Si stagliava nello spazio di quell’arco, così simile a quella struttura in pietra in primo piano… Ho chiesto a mio padre di mettersi seduto. Papà è pelato, era perfetto. È passato il signore, e ho scattato.
Preferisci fotografare la natura o le persone?
Quando sono immersa nella natura sto meglio, e mi viene più voglia di scattare. Amo molto il momento in cui si creano naturalmente delle composizioni nel paesaggio. Come nello scatto con il cavallo in basso, e la montagna che sale: avevo notato un cavallo solitario, davanti a quella montagna enorme… Prima di scattare, ho aspettato che il cavallo si girasse, che guardasse la montagna verso l’alto.
Mi sembra che le tue fotografie abbiano un che di enigmatico… Chi è la signora che beve il caffè?
Avevo 17 anni ed ero a Londra, in un bar. Mi ricordo la scena. Lei, con un cagnolino. Penso: se le faccio una foto è finita, mi manda a quel paese. Mi sono posizionata con la macchina fotografica vicina, lei mi guarda negli occhi, fa una faccia stupita, io scatto. Non si era accorta di niente.
Cosa cerchi quando fotografi?
Sono affascinata dalle persone, dalla loro storia. Mi piace capire chi ho davanti, stargli vicina, entrare nel suo mondo. Amo capire che tipo di scatti possano rendere bene un soggetto. Esseri umani, animali… So da subito chi mi interessa e chi no.
La foto con le pecore?
Ero nei dintorni di Macereto, all’interno dell’azienda agricola Scolastici. Dovevo filmare la tosatura delle pecore per un documentario. Ad un certo punto, guardando le pecore, ho notato che una di loro mi osservava a sua volta, e si appoggiava languida su una compagna… Ne ho approfittato per ritrarla. Con gli animali, sento di avere una complicità speciale.
Chi è la ragazza, lo sfondo azzurro e giallo?
Bianca Ottaviani, un’amica cantautrice. Quel giorno, una pazzia: avevamo preso la macchina, carica di tanti vestiti diversi, ed eravamo partite in giro per le Marche… Ad ogni posto che ci catturava, ci fermavamo; mettevamo le quattro frecce e scattavamo delle foto. Bianca si cambiava d’abito di volta in volta, in base al paesaggio.
Il cane?
Mi sono avvicinata, lui stava mangiando. Poco a poco si è ambientato, mi è venuto accanto. Ma il suo pastore lo stava chiamando: lui si è girato per raggiungerlo, e in quel momento ho scattato.
I monti intorno a Castelluccio, in bianco e nero?
È uno scatto un po’ alla Giacomelli, realizzato da Monte Vettore. Ho aspettato che si creasse un equilibrio che mi poteva piacere… Ho notato che la luce disegnava delle forme, come fossero delle altre nuvole sulla terra.
Hai degli autori di riferimento?
Fra tutti, Elliott Erwitt. Ho da sempre in mente in particolare un suo scatto notissimo: una persona con un cane in braccio. La testa del cane posizionata in corrispondenza della testa dell’uomo crea un’illusione ottica: è un uomo-cane! Credo che da lì sia iniziato il mio percorso.