Shop 3 | Pezzi unici | Paola Giorgi | Tracce | 260 euro


Paola Giorgi si diploma a Brera come scenografa alla fine degli anni 80 e nel biennio successivo frequenta alla Scala un corso di specializzazione in scenografia e costume. Una vita professionale molto intensa, prima come assistente poi come titolare, tra teatro e cinema, muovendosi in un ambito classico, tradizionale e d’avanguardia…   
Un capitolo importante è il suo ruolo di docente di Costume per lo Spettacolo all’Accademia di Belle Arti di Venezia prima, di Frosinone poi e dal 2004 all'Accademia di Brera (con una breve parentesi allo IUAV).  
- Per più dettagli significativi vedi qui -

Per gli aspetti più praticamente correlati a una sua ricerca libera meno strettamente legata al suo profilo professionale di scenografa rimandiamo all'intervista di Beatrice Gaspari:

Tu lavori da tempo nel settore della scenografia. Quando hai cominciato un lavoro artistico indipendente da quest’ambito?

Quella di un’espressione artistica mia, più svincolata da un contesto, è sempre stata una possibilità poco coltivata che avevo a lato, ma che non riuscivo a sfruttare. Adesso ha preso finalmente spazio. Per me, si tratta di qualcosa di totalmente nuovo, anche se per anni ho esplorato la tessitura in tutte le sue possibilità espressive, ed è una bellissima materia, fatta di trame e stramature. Ora ho abbinato questa ricerca all’uso della carta. Amo in maniera particolare lavorare con la carta di riso, sottilissima. Mi piace prepararla in modo tale che sotto la superficie si leggano come delle trame stramate.

Come hai composto questa serie?

Per Tracce, ho utilizzato una carta più robusta di quelle che sono solita usare. Fogli da acquarello, che hanno una loro grana ben visibile. Li ho lavorati a pastello, con le dita, con pezzi di tessuto…

Avevi già un’idea in mente, quando ti approcciavi ai singoli fogli?

Il mio modo di pormi è stato quello di preparare il campo perché affiorasse il segno. La traccia, appunto. Ho lavorato di luce e d’ombra. Per la verità, sono partita sempre dall’ombra, però poi la luce si apriva sempre una strada…

La luce arrivava a composizione finita?

No, di solito partivo dall’ombra e preservavo uno spazio. Ho predisposto dei varchi appositi per la luce.

Ho in mente un tuo lavoro precedente questa serie, di formato piuttosto grande, e sui toni del rosa e del celeste… Mi sembra simile ai pezzi che compongono Tracce, ma allo stesso tempo più lieve, delicato.

In quel caso, avevo usato un filamento a rilievo: un filo sottilissimo di canottiglia, il materiale con cui si ricamano i tessuti indiani. Si tratta di un tessuto di metallo, che dà vita a una traccia leggibile. Il resto era realizzato a pastello. Inoltre, c’era una linea centrale composta da piccoli nodi. Per realizzarla avevo utilizzato i fili di una sciarpa.

Come mai?

Nelle mie pratiche mi ritrovo sempre a inserire del tessuto. Apprezzo soprattutto i filati realizzati a telaio, a mano, per cui è sempre possibile ricavare una trama. Per me, una volta sciolta e annodata, diventa una sorta di punteggiatura.

In alcune tavole della serie Tracce si leggono dei fili. Sono tratteggiati o reali?

Per la maggior parte sono dei tratteggi, a simulare una tessitura fatta a punta sottilissima.

In due casi, però, ho inserito, in effetti due frammenti di vero tessuto. Per quei due pezzi, che sono corredati di applicazioni materiche, le parti in tessuto hanno costituito l’origine del lavoro.

Le composizioni in bianco e nero?

Lì, è come se il tessuto non ci fosse. Il bianco prende il posto del tessuto, ma è un vuoto. Nelle composizioni a colore, invece, il tessuto è un pieno.In quest’ultimo caso ho lavorato per sottrazione. Nell’altro, per addizione.

I suoi lavori sono soprattutto su carta e sono approdati saltuariamente in collettive alla Galleria L’Affiche di via Unione, sulle pareti de L’Affiche di via Nirone e in alcune collettive e personali, qua e là come nella mostra a quattro mani con Fabrizia Iacci a Palazzo Stampa ad Abbiategrasso dal titolo “Come l’acqua che scorre - Cartobiografie di donne non illustri” (2014).

Presentiamo qui una piccola raccolta di opere su carta selezionate tra i lavori degli ultimi due anni: alternano soluzioni quasi drammatiche a opere impercettibili nel segno e nel colore.